Evoluzionismo organizzativo

“Amazon è destinata a fallire!”, lo ha detto niente di meno che il fondatore Bezos di recente, aggiungendo poi “Dobbiamo solo cercare di ritardare quel giorno il più a lungo possibile.”

Pensate all’energia che dovrà aver generato il buon Jeff nei dipendenti. E immaginatevi la fierezza dei top manager, tutti fieri dei risultati spaziali che stanno ottenendo, che a un certo punto ascoltano le parole del gran capo: “Prepariamoci a fallire!!!”

Quando ho letto l’articolo, mi è venuto in mente l’evoluzionismo, il fatto che comunemente pensiamo che piante e animali evolvano sempre più verso la perfezione. E capita spesso che questo concetto viene poi traslato anche nelle organizzazioni: grazie alla competizione, solo le migliori organizzazioni sopravvivono, mentre le altre si estinguono.

In realtà non è proprio così: la teoria darwiniana è una teoria sull’adattamento, non sulla sopravvivenza, e in questo processo, come direbbe Tàleb, il “caso” gioca un ruolo fondamentale.

È vero, infatti, che una specie in media sarà particolarmente adatta all’ambiente nel quale vive, ma questo non è sempre vero. In alcuni momenti questa specie, o questa organizzazione, potrebbe essere ancora sopravvissuta semplicemente per una questione di caso e perché non ha ancora incontrato il momento fatale, l’evento raro che la spazza via. E più questi “tempi duri” tardano ad arrivare, più diventa vulnerabile un’organizzazione a questi eventi, e quando arrivano rischia di scomparire.

Quindi, nel breve periodo può capitare che un’organizzazione sopravviva pur non essendo all’altezza del mercato e del contesto, ma solo perché magari ha incontrato tempi fortunati, operando in un settore in crescita, per esempio.

E come può un’organizzazione “ritardare il più possibile” la sua scomparsa?

I manager e chi si occupa di risorse umane qui possono sicuramente stimolare una cultura dell’apprendimento e dell’innovazione, che possa in qualche modo favorire l’emergere del dubbio nei dipendenti, generando quell’energia per reinventarsi ogni giorno, diventare change agent e non dare troppe cose per scontate.

Questo vale non solo per le organizzazioni, ma anche per l’individuo che vuole crescere professionalmente.

Ecco una cosa che dovremmo avere tutti in mente a lavoro: le sfide del futuro saranno sempre più connesse non a quello che sappiamo, ma piuttosto a quanto non sappiamo.

In bocca al lupo e…soprattutto, buon ritardo!

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