Welfare e Counseling

Nel “Primo rapporto sul secondo welfare in Italia”, del 2013, Giulia Mallone definisce il welfare aziendale come l’insieme di servizi forniti dall’azienda ai propri dipendenti al fine di migliorarne la vita privata e lavorativa, partendo dalla genitorialità fino a proposte per il tempo libero.

Le ricerche attuate negli ultimi anni hanno indagato i meccanismi che permettono alle misure di welfare aziendale di generare e sviluppare benessere  a livello personale, familiare e lavorativo del dipendente. Gli studi condotti ad oggi mostrano che sia i manager sia i dipendenti hanno un’idea chiara dell’importanza dei pacchetti di welfare aziendale e della possibilità di creare, così facendo, sia valore economico sia valore sociale.

Secondo Tiziano Treu, professore di Diritto del lavoro e ministro della Repubblica, le future tendenze del welfare prevedranno interventi capaci di incidere sul “bilancio” della vita individuale e familiare, con contenuti diversi tra cui il counseling per la gestione delle situazioni critiche personali e familiari.

Comunque lo si consideri, il counseling organizzativo può trovare terreno fertile in tutte quelle iniziative di caring a favore del dipendente che trovano spazio all’interno del welfare aziendale, tema sempre più di “moda”.

In tal senso il counseling può andare oltre la gestione del malessere e trovare il suo posto in azienda soprattutto come strumento di benessere, agevolando la crescita personale in un mondo del lavoro dove, specie le nuove generazioni, sono sempre più alla ricerca di «significati» e di fiducia nei confronti di organizzazioni che rispecchiano i propri valori personali.

Questa ricerca di benessere è favorevole anche al miglioramento delle performance aziendali, come dimostra una ricerca McKinsey del 2012 riferita al tema più ampio del welfare aziendale indagato rispetto alle relazione che ha con la produttività e con il benessere aziendale.

Risulta evidente che il welfare porta vantaggi anche all’azienda, come è ben sintetizzato da Great Place to Work quando afferma, in una ricerca del 2013, che “Le aziende che hanno garantito qualità della vita ai lavoratori hanno incrementato mediamente del 20% il loro fatturato negli ultimi quattro anni”.

Il counseling può, quindi, inserirsi all’interno delle attività aziendali volte a coniugare il paradigma della produttività con il benessere individuale, conciliando questi due obiettivi a volte ritenuti poco compatibili come il conseguimento del profitto e la realizzazione della persona.

In altre parole, il welfare sposa un bisogno di quei manager che sono i decision maker all’interno dell’organizzazione e che devono portare risultati a quest’ultima. Risulta un’opportunità, invece, il grado di inserimento del counseling all’interno del welfare aziendale. Se, dunque, un bisogno sussiste, il counselor deve solo saperlo intercettare.

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